L’icona va intesa non soltanto dal fedele, ma anche dal collezionista e dall’amatore, prima di tutto come un oggetto religioso. Solamente così essa potrà “aprirsi” agli occhi dell’osservatore e svelare pienamente il suo significato sacrale, ma anche le ragioni più nascoste della sua stessa ideazione pittorica. Se invece togliamo all’icona il suo significato primo, quello teologico e religioso, essa può apparire spesso povera, monotona nella ripetitività dei soggetti, nella gestualità ieratica dei personaggi. Mentre, per la sua essenza, essa vuole porsi in una condizione atemporale proprio perché, rifacendosi ad antiche immagini e rispecchiando fedelmente narrazioni arcaiche, può continuare così a offrire al fedele la loro potenza taumaturgica e la loro sacralità.
Marisa Bianco Fiorin